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Il mozzo e fagioli - cap.3


di klo2000
18.01.2021    |    8.578    |    6 9.6
"Nicolò si avvicino abbastanza tranquillo perché entrambi gli uomini gli sorridevano… “Poldo ha messo il fagiolo…quindi adesso tu devi essere suo…non aver..."
Nicolò Pagano andò nella sua cuccetta (sua si fa per dire, perché i marinai del “Vittoria” dormivano nella prima cuccetta libera che riuscivano a trovare) a dormire…era stanco morto per tutte le cose che erano successe nel suo primo giorno di navigazione…e per quello che aveva subito da più di metà equipaggio…e ancora stravolto per quanto aveva scoperto dopo con il dottore…stava per prendere sonno quando allungò una mano fuori dalla cuccetta…e dalla cuccetta a fianco della sua, dove aveva trovato posto il dottore, una mano gliela prese e gliela tenne stretta….si sentì tranquillo e protetto da quella mano che in qualche modo aveva sostituito quella di Teresa che alla sera lo faceva dormire vicino a se quando il padre era imbarcato…si rilassò e prese sonno…
La nave lentamente stava superando il capo di Antibes…la notte era chiara e stellata e tutto procedeva secondo i piani…sulla tolda solo il timoniere e due marinai semplici attendevano a che la navigazione procedesse senza intoppi…
Quando fu l’alba il Paganetto cominciò a sentire accanto a se uomini che si alzavano per prendere i posti di lavoro…e anche il cuoco si alzò e lo chiamò…per prima cosa gli ordinò di pulire bene tutto il ponte…e mentre lo faceva, incontrava i marinai che la sera precedente lo avevano sodomizzato che gli sorridevano e lo accarezzavano fra i capelli…o gli strizzavano l’occhio…dall’alto di un albero un marinaio semplice che stava slegando una vela gli gridò con gentile vena poetica:
“Paganetto, anche stasera te lo rimetto!” e da tutti gli angoli della nave si levò una gran risata….
E un altro gli fece eco “Se stasera siamo soli ti ci metto tre fagioli…” frasi che erano abituati a dire per prendere in giro i mozzi e che avevano ripetuto chissà quante volte, ma che ancora facevano ridere quegli uomini abituati ad una vita dura e spartana di solitudine e di cameratismo forzato…
Tutti però notarono che mentre Giambrino, il mozzo precedente, per i primi giorni era ombroso e si arrabbiava a queste frecciate, il Paganetto era invece allegro e rispondeva con sorrisi e cenni d’intesa agli uomini che lo prendevano in giro…in fondo capiva che gli volevano bene e che su quella nave l’unico divertimento era lui…e quindi, dopo l’esperienza col dottore, aveva preso sul serio il suo lavoro…e pensava a quanto era stato bello quello che il dottore gli aveva fatto…e che si poteva rifare e che questo li legava in modo particolare…e pensava che dopo lo scalo di Marsiglia ci sarebbe stato lo scalo di Malaga….e lì il dottore gli aveva detto che lo avrebbe fatto scendere dalla nave….e gli avrebbe presentato amici…e fantasticava su quello che sarebbe successo, senza avere la minima idea di cosa lo aspettasse…
Quando passò vicino ad Antonio che stava arrotolando una gomena insieme ad un altro marinaio che la sera prima non aveva partecipato al festino, lo sentì dire: “Quel Paganetto lì è fantastico…quando torniamo a Genova dobbiamo andare tutti a ringraziare il Doria che ce lo ha dato…e anche suo padre che lo ha fatto così bello…” e l’altro gli rispose
“Il Doria sarà arrabbiato nero per tutti i fagioli che dovrà pagargli, allora…e penserà che abbiamo passato tutto il tempo del viaggio a inchiappettarcelo….e magari ci ridurrà la paga…” e giù risate…
Verso poppa vide un giovane marinaio di una ventina d’anni che stava cagando col cazzo che gli penzolava….si affacciò e vide un banco di pesci che stavano mordicchiando lo stronzo che era appena caduto in mare….
Sempre verso poppa vide il dottore che parlava con Poldo…e mentre parlavano lo guardavano….e gli sorridevano…
Suo padre gli aveva detto che Poldo gli avrebbe dato dei problemi, ma a lui sembrava una persona buona e per quanto un po’ scontrosa, con lui era stato gentile…e ora gli sorrideva…non riusciva a capire in che modo avrebbe potuto creargli difficoltà o trattarlo male….e comunque lui sentiva di avere dalla sua parte il dottore che lo avrebbe difeso…Poco dopo vide che, insieme, Poldo e il dottore si avviavano verso la scaletta che conduceva sotto alle cabine …all’inizio della scaletta c’era una colonnina e su questa appoggiato il piccolo scrigno…Poldo trasse di tasca un fagiolo secco e lo infilò nel buco dello scrigno…fu allora che il dottore gli fece cenno con la mano di raggiungerli e scese con Poldo lungo la scaletta…
Il primo locale della stiva, dove c’erano le cuccette dell’equipaggio era male illuminato poiché la luce entrava solo dall’apertura che dava verso il ponte e da cui erano scesi i due uomini …Paganetto scese dopo di loro e li trovò che lo aspettavano nell’angolo più appartato del piccolo locale in cui si potevano sentire mescolati tutti gli odori di quegli uomini di mare, dei loro vestiti, dei loro letti…
“Non aver paura, vieni….” disse il dottore.
Nicolò si avvicino abbastanza tranquillo perché entrambi gli uomini gli sorridevano…
“Poldo ha messo il fagiolo…quindi adesso tu devi essere suo…non aver paura, io starò qui con te e ti aiuterò…”
Nicolò non riusciva a capire cosa ci fosse di spaventoso in quell’uomo che lo guardava con aria bonaria…ma quando Poldo si calò i calzoni, all’improvviso capì cosa aveva voluto dire suo padre e a cosa si riferivano tutte le allusioni del dottore: Poldo aveva un cazzo smisurato, lungo almeno undici pollici…ma non era tanto la lunghezza quanto il diametro di quell’impressionante cilindro di carne che superava sicuramente il diametro del suo polso…e poi, in cima c’era una cappella davvero spaventosa, viola, gonfia, come un grosso fungo delle dimensioni di una pesca, e come una pesca liscia e lucente…
“Io starò qui con te e ti darò un unguento che ti aiuterà a farti mettere dentro il cazzo di Poldo…ma se pensi di non farcela a prenderlo devo chiamare Antonio e farmi aiutare da lui a tenerti fermo…se mi prometti che farai quello che ti dico Poldo entrerà in te con qualche difficoltà, ma senza arrecarti grossi danni…se invece dovrà violarti con forza potrebbe succederti come a Giambrino che poi per dieci giorni non ha potuto più guadagnare fagioli, ha mandato in crisi tutto l’equipaggio e ha cagato sangue in mare…”
A questo punto parlo Poldo:
“Mi dispiace, piccolo…non è colpa mia se la natura mi ha fornito di questo cannone…molto spesso le donne, anche le più lascive puttane, quando lo vedono si rifiutano di farsi scopare…ma io ti desidero troppo perché sei bellissimo…e non voglio farti male…ma devo assolutamente averti…è da ieri che ti voglio, da quando ti ho visto….ieri ho rinunciato perché non volevo rovinare la festa agli altri, ma oggi credo di non farcela più a resistere…ti giurò, farò di tutto per non farti soffrire…fidati del dottore, lui sa come fare per non sentire male…”
“Togliti i pantaloni, Paganetto…”
Il ragazzo avrebbe voluto piangere, fuggire…ma nello stesso tempo era attirato dal quel membro enorme che lo stava aspettando con la punta all’insù….Si abbassò i calzoni e andò vicino al dottore che lo accolse nelle sue braccia…
“Ora ti spalmo un balsamo che faciliterà l’ingresso di Poldo…e ti darò anche alcune gocce di laudano per tranquillizzarti un po’…non aver paura, stai rilassato e segui i miei consigli...” e. porgendogli uno straccio “ Metti questo tra i denti quando sarà il momento…”
Quindi il dottore fece stendere Paganetto su una cuccetta e cominciò a spalmargli la pomata sul buco del culo, entrando più che poteva con il dito dentro l’ano che sembrava abbastanza elastico…poi lo fece alzare, si sedette lui sul letto e prese Nicolò in braccio, a pancia in su…gli sollevò le gambe ed espose il culetto del ragazzo alla vista di Poldo che non ne poteva più dalla voglia di scoparselo…
“In questa posizione sei più morbido, io ti tengo la gambe, se vuoi chiamiamo anche Antonio per aiutarti…tu stringi bene lo straccio fra i denti e soprattutto guarda Poldo negli occhi…lui capirà come deve muoversi in te…e tu vedrai quanto bene ti vuole in questo momento e come ti desidera…e soprattutto pensa a tuo padre e fallo per lui…”
Nicolò si preparò allora al sacrificio…pensò che la sera prima il capitano gli aveva fatto un po’ male, ma poi tutti gli altri erano stati molto piacevoli da accontentare…soprattutto il dottore che lo aveva scopato per secondo…cercò di ripensare a quelle belle sensazioni di piacere e …
“Sei pronto?…” chiese Poldo…
“Si…” il ragazzo rispose guardandolo con occhi da cerbiatto indifeso...
“Respira profondamente….”
L’enorme cappella fu posizionata a contatto col tenero sfintere…Poldo la muoveva su e giù intorno al buco cercando di prepararlo al momento dello sfondamento…a quel contatto il pisellino del Paganetto si indurì…fu in quel momento che il dottore, sentendo per un attimo che Nicolò si stava rilassando ordinò:
“Vai, Poldo!…”
E Poldo andò…l’enorme cappella affondò nella carne quasi lacerandola…e il ragazzo emise solo un breve urlo soffocato…
Sulla scaletta della cabina alcuni marinai ,che avevano abbandonato per la curiosità i posti di manovra , si erano radunati per osservare la scena…
Dopo pochi secondi Poldo affondò il resto del suo enorme cazzo nel culetto delicato…e in quel momento la vescica di Nicolò, non resistendo ai colpo esplose facendo uscire dal belino duro del ragazzo un lungo schizzo di piscio che bagno Nicolò, Poldo e il dottore…
Tutti risero….e Poldo si eccitò tanto vedendo quello che aveva provocato all’interno del ragazzino che con pochi movimenti del suo poderoso membro raggiunse subito un intenso orgasmo allagando tutto il culetto ….stette ancora qualche istante dentro, poi ritrasse il “mostro” con un liquido flop….
Il buco rimase ancora ben aperto per qualche secondo…il dottore lo osservò e vide che non era lacerato, ma solo un po’ arrossato…spalmò ancora un po’ di balsamo e poi chiese al mozzo:
“Allora, Paganetto….come stai?”
“Bene…mi dispiace di avervi bagnato…”
“Ma ti ha fatto male…”
“No…no…solo un attimo…ma poi stavo bene….ha fatto presto….”
“Si…era eccitato…ti voleva tanto”
“Si, Paganetto “ continuò Poldo “Ti volevo proprio tanto….” e con la mano in tasca stava quasi per tirare fuori un altro fagiolo…
Il dottore andò allora ad avvisare il comandante che l’operazione era andata meglio del previsto e il mozzo aveva resistito…
Così il Comandante fece chiamare il ragazzo che a gambe larghe e camminando un po’ a fatica raggiunse la cabina…
“Mi voleva, capitano…”
E il Colucci, ridendo:
“Belin, Paganetto, ma lo sai che sei proprio una gran bagascia!…”








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